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lineeUna storia d’amore, parte prima, seconda e terza. Un amore per se stessi, un amore per le proprie passioni, un amore per l’altro. In questa storia che si dipana tra i silenzi e le linee create dai fili per stendere la biancheria c’è l’intensità del niente, non come carenza di qualcosa, ma come profonda assenza della parola. Ma questa assenza, questa mancanza di comunicatività verbale, è compensata dai silenzi, dagli sguardi, dai dettagli. È un insieme di frasi non dette, compresse dentro agli occhi sgranati; è rabbia, orgoglio, desiderio, costanza. Allora la storia diviene danza liberatoria, o corsa verso il proprio traguardo lontano. Con in mezzo la fatica, il dolore, il mondo esterno che non sa o non vuole capire. E quelle linee divengono le linee del corpo che vibrano nell’aria, disegnando i propri sogni, esorcizzando le proprie paure.
È una favola urbana che racconta la sinuosità di due corpi che si trovano, si sfiorano e poi fuggono via. Come se all’inizio temessero di sciupare un incontro, e poi tornassero per regalarsi quello finale, così intenso ed emozionante, dove la lontananza tra questi due mondi diviene invece vicinanza, fusione. Perchè Andrea e Agnese vivono a velocità differenti, ma camminano sul medesimo filo, cercando come possono di rimanere in equilibrio. Provando a crearsi il proprio spazio che è uno spazio fatto di passione. Dentro c’è la parabola della crescita e la necessità del distacco. C’è la solitudine che è ricerca del proprio io, come se tutta l’energia che i due protagonisti avessero in sè fosse solo cosa loro, incondivisibile con chi non può comprendere. Come per Agnese, che danza nel silenzio ovattato della propria stanza, al riparo da una madre che ha smarrito i propri sogni in un tempo lontano. Come per Andrea, che fa della metropoli la sua casa, e corre sempre solo in una città che pare deserta. E quando il resto del mondo interviene – con la madre di Agnese che strappa la lettera o quell’auto che guarda un po’ stupita le evoluzioni di Andrea – è come se apparisse netta e devastante la linea di demarcazione tra le loro individualità fragili e il peso del giudizio esterno.
Poi tutto si risolve in quel finale romantico, quando Andrea regala musica ad Agnese. Senza nessun’altra parola, o spiegazione. Lui le regala musica perché sa che è di questo che lei ha bisogno. Poi fugge via, ma è una corsa differente: non più timida, spaventata, ma piuttosto orgogliosa, tenace. Come se lì, in quel minuto finale dove i due si scambiano reciprocamente fiducia, si sprigionasse davvero e finalmente tutto il loro orgoglio e la loro forza.
E non importa che a conti fatti l’unico contatto fisico tra i loro corpi sia tutto lì, nelle mani di Andrea che posano le cuffie sulla testa di Agnese. Basta solo quel piccolo gesto, quel minuscolo istante, per fondere le loro sensazioni. Per portarli entrambi a camminare sulla medesima linea, tra il prima e il dopo.

(Andrea Palla)

Linee
Scritto e diretto da Enrico Mazzanti
Interpretato da Andrea Ritondale
e Agnese Fiocchi
Prodotto da Areagiovani
Comune di Ferrara

Qui sotto potete vedere il film, diviso in tre parti.

PARTE 1

PARTE 2

PARTE 3


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